Quando parliamo di Meditazione, a cosa ci riferiamo esattamente?
Alcuni giorni fa ho pubblicato sui miei canali social Instagram e Facebook il primo post sul tema Stress e Salute, concentrandomi nello specifico su un primo gruppo di pratiche per prendersi cura dì sé. Tra queste ho indicato la Meditazione.
Per comprendere meglio di cosa si tratta, partiamo innanzitutto dall’etimologia di questo termine. La parola “Meditare” deriva dal sanscrito “Bhavana” (equivalente di “meditazione” in questa lingua), che significa “coltivare”. Il corrispettivo tibetano di questo termine è “Gom”, che significa “familiarizzare”.
Cosa dovremmo coltivare attraverso la meditazione? E con cosa dovremmo familiarizzare?
–> Coltivare la CONSAPEVOLEZZA E LA PRESENZA
–> Familiarizzare con NOI STESSI, con i nostri PENSIERI e le nostre EMOZIONI
Meditare significa dare più peso alla dimensione dell’essere che del fare; essere consapevoli di chi siamo, dei nostri pensieri e delle nostre emozioni senza identificarci con essi o lasciarci travolgere da essi; essere presenti nel qui e ora, vivendo pienamente momento per momento e disinserendo il pilota automatico con il quale normalmente conduciamo la nostra vita.
C’è un altro aspetto interessante che riguarda la parola “meditare”. Essa infatti condivide la stessa radice della parola “medicare” ed il riferimento è al concetto di guarire/ curare (innanzitutto il corpo per la medicina e innanzitutto lo spirito per la meditazione). Per estensione, dunque, un altro concetto tipico della meditazione è quello del “prendersi cura” di sè.
Detto ciò, sfatiamo un po’ di miti:
la meditazione NON è rilassamento, NON è fermare pensieri ed emozioni, NON è un momento di “illuminazione” in cui si è immuni da ansie o preoccupazioni. La meditazione è un allenamento mentale di consapevolezza e presenza, è osservazione di sé/dei propri pensieri/delle proprie emozioni, è sospensione del giudizio, è accettazione; può essere un’esperienza dolorosa e frustrante perché ci insegna a stare con ciò che c’è in questo momento della nostra vita, nel bene e nel male, invece di evitarlo o negarlo.
Ma qual è l’impatto della meditazione sulla nostra salute?
Esiste ormai un cospicuo numero di pubblicazioni scientifiche che documenta come praticare con costanza la meditazione aumenti la sensazione di calma, faciliti la gestione di situazioni difficili, renda le persone più compassionevoli, generi una riduzione del livello di stress percepito e di sintomi associati a depressione, disturbi d’ansia, insonnia e dolore cronico. Meditare, inoltre, aumenta la capacità di prestare attenzione e mantenere elevati livelli di concentrazione.
In generale, le persone che fanno meditazione dichiarano di percepire un miglioramento della propria qualità di vita e di sentirsi più felici.
Sappiamo che ripetere con costanza dei comportamenti può portare a modificazioni nel nostro cervello (neuroplasticità o plasticità cerebrale), modificazioni che possono avere un riscontro visibile attraverso alcuni strumenti di neuroimaging, quali la risonanza magnetica. Due studi che ho preso ad esempio (Lazar et al., 2005; Holzel, Lazar et al, 2011) ci danno un riscontro strumentale della variazione strutturale di alcune aree del cervello in persone che meditano con costanza (e da almeno due mesi), dimostrando che a miglioramenti dichiarati verbalmente dalle persone corrisponde un’oggettiva variazione di alcune aree del nostro cervello. In estrema sintesi gli studi ci dicono che:
– la meditazione può rallentare o prevenire il declino cognitivo legato all’invecchiamento ed avere un impatto positivo sulla presa di decisioni (riscontrato aumento della sostanza grigia/spessore della corteccia prefrontale, area cerebrale che ha che fare con la memoria di lavoro e con il pendere decisioni; le persone che meditano di età pari a 50 anni mostrano risultati equivalenti a quelli di persone di 25 anni di età);
– la meditazione è in grado di migliorare abilità come apprendimento, memoria e regolazione delle emozioni (ricontrato aumento del volume dell’ippocampo);
– la meditazione accresce l’empatia e la compassione (riscontrata variazione nell’area della giunzione temporo-parietale, area legata all’assunzione di prospettiva, all’empatia e alla compassione);
– la meditazione riduce lo stress percepito nonostante i fattori di stress ambientali rimangano invariati (riduzione del volume dell’amigdala, struttura deputata alle cosiddette “reazioni attacco-fuga” che si attivano in risposta ad un pericolo reale o percepito).
Detto in poche parole, la meditazione può realmente cambiare il nostro cervello!